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VALLE GIUMENTINA

Aggiornamento: 19 lug 2021


VALLE GIUMENTINA E SITO ARCHEOLOGICO

L'importante sito di Valle Giumentina rappresenta una delle principali testimonianze del Paleolitico inferiore e medio in Abruzzo. C. Bianchini e G. Bonarelli fin dal secolo scorso vi segnalarono la raccolta in superficie di importanti reperti; si deve all'opera del prof. A. M. Radmilli dell'Università di Pisa lo scavo sistematico del giacimento negli anni 1954-55. Gli studi di carattere geologico hanno messo in luce che per lungo tempo sull'alveo abbandonato dell'originaria valle fluviale Orta-Orfento persisteva uno specchio lacustre che, dopo fasi di maggiore e minore estensione, si è definitivamente prosciugato circa 40.000 anni fa.

La stratigrafia del luogo è costituita da formazioni alluvionali e lacustri, i cui sedimenti attestano l'evoluzione climatica e morfologica del versante settentrionale della Majella degli ultimi 500.000 anni. Attorno al lago stanziarono per un ampio intervallo di tempo gruppi umani del Paleolitico. Gli scavi eseguiti da Radmilli hanno messo in evidenza nei livelli bassi e medi della sequenza lacustre industrie del Paleolitico inferiore di tecnica clactoniana (soprattutto raschiatoi, punte e schegge), mentre alcuni reperti più antichi sono stati rinvenuti solo di recente e in giacitura secondaria nelle ghiaie di base. In sequenza sopra gli strati con industrie clactoniane vi sono strati con piccoli bifacciali, cui seguono strati ancora con industrie clactoniane (raschiatoi e schegge con incavi); infine i livelli sommitali, formatisi quando il lago era ormai prosciugato, hanno restituito industrie del Paleolitico medio musteriane e scarsi strumenti del Paleolitico superiore. I gruppi umani, che con gli oggetti litici hanno lasciato traccia delle loro diverse tecnologie e culture, hanno frequentato le sponde del lago prima e durante la penultima glaciazione (Riss), durante l'ultimo interglaciale (Eemiano) ed il primo stadio dell'ultima glaciazione (Würm) in un arco cronologico che va da circa 500.000 a 40.000 anni da oggi. In questo esteso periodo di tempo l'uomo ha dovuto più volte trovare nuovi equilibri con la vegetazione, la fauna e le forme del paesaggio in conseguenza delle diverse condizioni climatiche che alternavano periodi freddi ed aridi a periodi caldi. La selce che veniva lavorata si rinviene abbondante negli affioramenti rocciosi della Majella settentrionale, ma di volta in volta ciascun gruppo umano ha scelto ed utilizzato solamente alcuni tipi. Gli scarsi resti di fauna rinvenuti negli scavi attestano la caccia alla grande selvaggina, quale l'orso ed il cervo. La Valle Giumentina fu abitata sin dal Paleolitico, come testimoniato da interessanti ritrovamenti di manufatti derivanti dalla lavorazione di ciottoli. La particolarità di questa lavorazione e l'abbondanza di reperti hanno fatto di questo sito uno dei più importanti in Abruzzo per lo studio della paletnologia, tanto che la fase più recente dell'industria clactoniana (selci lavorate a percussione su incudine, con piano di percussione inclinato rispetto a quello di distacco) viene definita appunto facies di Valle Giumentina.

Nel settembre 2012, sessant’anni dopo gli scavi del prof. Radmilli, una squadra multidisciplinare composta da archeologi (specialisti del Paleolitico), da geologi e paleontologi ha ripreso le ricerche per ricostruire la presenza dell’uomo durante gli ultimi 300.000 anni. Il lavoro sul campo vede coinvolte una decina di ricercatori e produrrà una grande quantità di reperti archeologici e di dati paleoambientali che saranno oggetto di lunghi studi e approfondite analisi specialistiche di laboratorio.


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